PRIMIS - La tutela delle minoranze linguistiche in Italia

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La Legislazione italiana a tutela delle minoranze linguistiche riconosce dodici comunità linguistiche storiche presenti entro i confini della Repubblica italiana: albanesi, catalani, croati, francesi, francoprovenzali, friulani, germanici, greci, ladini, occitani, sardi, sloveni. Questi gruppi rappresentano circa 2,5 milioni di parlanti distribuiti in 1.171 comuni di 14 regioni e sono tutelati da apposite leggi nazionali (come la legge quadro 482/1999) e regionali.

La Repubblica italiana, fin nella sua Costituzione, entrata in vigore il 1° gennaio 1948, statuisce, nei “principi fondamentali”, il diritto dei cittadini alla propria identità linguistica. Prevista dall’art. 6 della Costituzione, la tutela delle minoranze linguistiche in Italia ha riguardato fino alla fine degli anni ’90 le sole minoranze nazionali. L’uso ufficiale del tedesco in Alto Adige e del francese in Valle d’Aosta fu previsto da accordi internazionali al termine della Seconda guerra mondiale, mentre quello dello sloveno di Trieste e Gorizia (ma non dei dialetti sloveni nel territorio della provincia di Udine) fu regolato a partire dagli accordi di Osimo con la SRF Iugoslavia (1975). L’articolo 6 della Costituzione trovò la prima piena attuazione quando venne approvata la legge 482/1999 "Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche", di fondamentale importanza. L'art. 2 della legge riconosce l'esistenza di dodici minoranze linguistiche definite "storiche" ammettendone la tutela.

La legge 482/1999 si inserisce in un quadro normativo e di indirizzi generali europei di notevole rilievo: l'art. 2 sancisce la tutela delle comunità linguistiche individuate “in armonia con i principi generali degli organismi europei e internazionali” e i principi richiamati vanno riferiti ai contenuti della “Convenzione quadro per la tutela delle minoranze nazionali” e della “Carta europea delle lingue minoritarie”, anche se quest’ultima non è ancora stata ratificata. L’operatività della legge è finalizzata soprattutto, oltre alla tutela e alla conservazione, alla valorizzazione delle lingue minoritarie e di conseguenza gli interventi finanziari sono destinati a tre settori fondamentali e strategici per la sopravvivenza stessa delle minoranze linguistiche: il settore educativo, gli uffici della pubblica amministrazione e i mass media.

Le regioni ove presenti le diverse minoranze linguistiche sono dotate anche di proprie normative specifiche, di diversa portata e importanza.

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