TetrisBio è iniziata nell’ambito di un progetto di BioSistemika, società che si occupa dello di sviluppo di software per le attrezzature da laboratorio. BioSitemika ha anche ulteriori progetti, per lo più focalizzati sulla ricerca e lo sviluppo. Uno di questi è TetrisBio, che ha ad oggetto la codificazione dei dati nel DNA
“Questo è stato l’argomento della mia tesi magistrale, per cui si è trattato di una sorta di sviluppo naturale: ciò dal momento che avevo molte conoscenze sul tema e ritenevamo che l’idea in se stessa avesse un grande potenziale. Abbiamo perciò deciso di svilupparlo creando una nuova società”: così Žan Pirc all’inizio del 21° INNOtalk ospitato il 19 luglio da ABC Accelerator.
TetrisBio non è stata ancora costituita come una start-up ordinaria: da circa 10 mesi però è impegnata in un’attività di ricerca attiva di tipo imprenditoriale.
Secondo Pirc, l’obiettivo principale del loro progetto è memorizzare i dati digitali nel DNA. Per poterlo realizzare, utilizzano una tecnologia già esistente che consente loro di renderlo fattibile da un punto di vista finanziario.
Per raggiungere l’obiettivo, il progetto coinvolge molte persone dotate di competenze interdisciplinari , quali la biologia e la teoria informatica. Ad ogni modo, affinchè questo progetto abbia successo, tutti gli attori coinvolti hanno una conoscenza approfondita della teoria delle informazioni. Secondo Pirc, poi, entra in gioco un altro fattore: ”Per ciascun Tesla, per poter riuscire abbiamo bisogno di un Edison”.
Da un lato, un progetto come il loro ha bisogno di scienziati altamente qualificati che possano concettualizzarlo e, contemporaneamente, di persone dotate di competenze imprenditoriali in grado di indirizzare il loro prodotto verso la massa dei clienti.
Pirc e il suo team intendono immagazzinare nel DNA i dati che verranno utilizzati ogni paio d’anni e dei quali non è previsto un utilizzo personale: “Il nostro progetto opera con uno strumento di archiviazione utilizzabile per il backup dalle grandi imprese. Peraltro, il fattore più interessante è che una volta effettuata una codifica di dati nel DNA, questi possono rimanere lì per alcuni milioni di anni: una cifra inimmaginabile, se comparata allo standard attuale che è di 30 anni”.
Il secondo vantaggio del processo è che esso praticamente non ha nessun bisogno di spazi fisici.
Secondo Pirc ”se consideriamo i limiti teorici insiti nel DNA, probabilmente potremmo immagazzinare alcune parti dei dati presenti su internet in una tazzina d’acqua”.
Riguardo al consumo energetico Pirc ha commentato dicendo che una volta che i dati siano stati codificati nel DNA non vi è più nessun tipo di consumo energetico. Inoltre, la possibilità che i dati corrano pericoli d’ordine fisico è ridottissima, tranne alcune eccezioni legate a specifici tipi di radioattività. Il motivo è semplice: i dati all’interno del DNA occupano uno spazio molto piccolo, per cui rimane uno spazio per schermarli per mezzo di una protezione aggiuntiva.
Su questo punto, Pirc ha aggiunto che per comprendere il progetto da loro sviluppato si dovrebbe tener conto che la loro ricerca considera il DNA come un composto chimico e non biologico: “Asportando il campione di DNA da organismi viventi, preveniamo la perdita di dati”. E aggiunge che “uno dei maggiori progressi è stato raggiunto quando i primi ricercatori hanno smesso di immagazzinare i dati in cellule vive, a causa della loro instabilità”.
Sebbene il settore sia altamente complesso e specialistico, il loro progetto non è privo di concorrenti. I due anni scorsi hanno visto la nascita di moti progetti finalizzati ad ottimizzare la densità dei dati e la loro codificazione ideale nel DNA. Ad ogni modo, questi progetti non affrontano il problema della riduzione dei costi del processo. Essi vogliono infatti sviluppare tutto e subito, specialmente la tecnologia per la riproduzione dei dati nel DNA, che allo stato è molto costosa. Commentando questo punto, Pirc ha affermato che “d’altronde, il nostro modello prende in considerazione gli alti costi della codificazione del DNA, e ci stiamo costantemente misurando con le tecnologie per diventare sempre più efficienti nei costi”.
Una volta che l’obiettivo di rendere il processo significativamente più economico sarà raggiunto, il loro piano è quello di offrire il loro prodotto alle grandi imprese. Di solito, queste ultime devono archiviare una mole di dati enorme e sono costantemente preoccupate di quanto succederà in caso di defaillance d’ordine infrastrutturale.
Malgrado questo punto possa richiedere diversi passaggi, Pirc aggiunge con fiducia che “per loro, alla fine, la scelta di conservare i dati nel DNA potrebbe rivelarsi più efficiente ed economicamente efficace”.
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